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OMEOPATIA: Scienza sperimentale e d'avanguardia dell'ultramolecolare

Questa è la voce di chi si occupa di Omeopatia 
 
Hahnemann si può considerare ilprimo sperimentatore scientifico della storia della Medicina: con grande anticipo sulle conoscenze dell'epoca, si preoccupò di delineare tutte le condizioni sperimentali (certificando la purezza del medicinale usato, le abitudini dietetiche degli sperimentatori, il paritario bilanciamento tra i due sessi nei bracci sperimentali, ecc.), codificando così le regole mai viste prima, della sperimentazione scientifica sull’uomo. Dopo di Hahnemann, gli Omeopati perfezionarono la metodologia sperimentale dei provings, e introdussero nel 1842 l’uso del gruppo di controllo con placebo, prima con il singolo cieco, poi con il doppio cieco. Lo stesso avviene nei provings omeopatici più recenti, con la randomizzazione sperimentale in doppio e triplo cieco.
La letteratura omeopatica è molto ricca nel riportare i risultati ottenuti con l’Omeopatia nelle epidemie (come colera, vaiolo, febbre gialla, febbre tifoide, difterite e polmonite), in Italia e all’estero, con un tasso di mortalità molto basso (generalmente sotto il 10%, spesso sotto il 4%), rispetto ai trattamenti allopatici dell’epoca, ma anche attuali (normalmente intorno al 40-60%). Nel caso della polmonite, mentre la media del tasso di mortalità, che prima dell’era degli antibiotici era intorno al 30%, passò poi al 18%, con i trattamenti esclusivamente omeopatici è sempre stato sotto l’1-3%, anche per i pazienti sofferenti del tipo più fulminante di polmonite. Secondo i dati dei successi storici e documentati dell’Omeopatia in Italia su patologie come il colera negli anni tra il 1832 e il 1867, la mortalità dopo cure omeopatiche era intorno al solo 7,25% contro un 50-70% risultato dai trattamenti allopatici, su un totale di 6.307 casi.

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